Le emozioni non sono nemiche. Ma vanno capite
Lavoro con l'intelligenza emotiva da otto anni. Ho visto manager brillanti bloccarsi davanti a un conflitto. Team affiatati sfaldarsi per incomprensioni mai affrontate. E persone capaci perdere opportunità perché non riuscivano a comunicare quello che sentivano.
Non serve diventare esperti di psicologia. Serve imparare a leggere i segnali – i propri e quelli degli altri – e sapere cosa farne.
Quello che faccio davvero
Non tengo corsi teorici sull'intelligenza emotiva. Partiamo da situazioni concrete: quella riunione in cui tutto è andato storto, il collega con cui è impossibile collaborare, la presentazione che ti fa venire l'ansia tre giorni prima.
Poi guardiamo cosa è successo veramente. Quali emozioni erano in gioco. Dove la comunicazione si è interrotta. E soprattutto: cosa puoi fare diversamente la prossima volta.
Uso esercizi pratici, simulazioni, feedback immediato. Niente astrazioni. Se qualcosa non ha senso nel tuo lavoro quotidiano, non la vediamo nemmeno.
I percorsi durano tra le 6 e le 12 settimane. Dipende dalla situazione e da quanto in profondità vogliamo andare. Di solito partiamo con un incontro esplorativo – gratis, senza impegno – per capire se ha senso lavorare insieme.
Giuliana Rossetti
Otto anni di formazione su intelligenza emotiva e comunicazione. Ho lavorato con aziende, team e professionisti che volevano migliorare le dinamiche relazionali senza ricorrere a consulenze lunghe e complicate.
Come funziona un percorso
Ogni situazione è diversa, ma il metodo è sempre lo stesso: osserviamo quello che succede, capiamo perché succede, e costruiamo strategie che puoi usare subito.
Analisi della situazione
Partiamo da casi reali. Cosa ti crea difficoltà? Dove ti blocchi? Raccogliamo esempi concreti – email, conversazioni, situazioni che si ripetono – e guardiamo cosa succede sotto la superficie.
Riconoscimento dei pattern
Le emozioni seguono schemi. Una volta che li vedi, tutto diventa più chiaro. Impari a riconoscere i tuoi trigger, le reazioni automatiche, le dinamiche che si ripetono con certe persone o in certi contesti.
Costruzione di alternative
Sapere cosa non funziona è il primo passo. Poi bisogna costruire alternative praticabili. Testiamo nuove strategie comunicative, sperimentiamo approcci diversi, e vediamo cosa funziona davvero per te.
Integrazione nella routine
Le competenze emotive servono a poco se restano teoria. Nell'ultima fase del percorso lavoriamo sull'integrazione: come applicare quello che hai imparato nelle situazioni quotidiane, senza dover pensare troppo.
Domande che ricevo spesso
Ogni tanto qualcuno mi scrive con domande molto specifiche. Sono quelle che mi piacciono di più, perché significano che sta cercando soluzioni concrete e non solo informazioni generiche.
Ecco alcune delle situazioni più comuni che affronto nei percorsi:
Conflitti che si trascinano
Analizziamo la storia del conflitto, identifichiamo i nodi emotivi principali, e costruiamo un piano di conversazione strutturato. A volte basta riconoscere che il problema non è più quello di partenza.
Ansia da prestazione
Simulazioni progressive: partendo da situazioni a bassa pressione, aumentiamo gradualmente lo stress fino ad arrivare a contesti realistici. Intanto costruiamo un repertorio di tecniche di gestione che diventano automatiche.
Feedback che fanno male
Role-play di conversazioni difficili. Pratichiamo formulazioni diverse, gestiamo obiezioni, e impariamo a riconoscere quando la conversazione sta deragliando. Il feedback diventa più facile quando hai una struttura da seguire.
Vuoi vedere se può funzionare per la tua situazione?
Facciamo una chiamata esplorativa. Ti faccio qualche domanda, capiamo se l'intelligenza emotiva può aiutarti, e decidi se ha senso andare avanti. Nessuna pressione.
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